C’è il sole all’orizzonte: una nuova alba sta sorgendo

Eccoci qui. Oggi è l’ultimo giorno di questo funesto 2020: un anno che era carico di speranze, ma che ha dimostrato fin da subito di essere un nostro acerrimo nemico. Un anno ingrato che ci ha costretto alla lontananza, alla distanza, alla solitudine, alla sofferenza. Abbiamo vissuto e continuiamo a vivere in una situazione tragica, in cui siamo obbligati ad uscire di casa in maschera e a guardarci da lontano, passare le festività in solitudine e limitare i momenti di socialità, di amore e di amicizia.

Questo è un anno che ci ha privato delle più fondamentali libertà su cui si basa l’esistenza stessa dell’essere umano. Un anno che ci ha vietato di uscire di casa quando vogliamo e di incontrare chi vogliamo, che ci ha interdetto la possibilità di fare nuove conoscenze e stringere la mano ad un amico o abbracciare un fratello. Un anno tremendo, infingardo, che ci ha messo in ginocchio rendendoci incapaci di scorgere all’orizzonte un futuro migliore.

Noi, noi che viviamo nel XXI secolo e che siamo nati nel benessere. Noi che non abbiamo conosciuto la guerra, noi che non abbiamo vissuto la povertà, noi che scorgiamo la miseria solo in televisione e nei bollettini di qualche parrocchia missionaria. Noi, che non siamo abituati a vivere nelle limitazioni e che non abbiamo mai lottato per la libertà perché siamo figli, della libertà. Esatto, proprio noi: la prole dell’epoca moderna, della civiltà occidentale, che nascendo non ha conosciuto le catene dei regimi autoritari. Come potevamo immaginare che all’improvviso la pacchia sarebbe finita? Noi non siamo abituati a vivere nei divieti, abbiamo sempre vissuto in un mondo che parla in continuazione di diritti, ma quasi mai di doveri. Un mondo che predica il futuro, ma che non studia il passato e vive in un presente che non vuole capire. Un mondo, insomma, che ci ha messo le dita negli occhi quando di colpo un essere invisibile ha iniziato a scuoterlo come se fosse un nocciolo carico di frutti. E Dio solo sa quanti frutti sono caduti.

Ancora oggi, tutto questo ci sembra assurdo. La gente muore, i negozi abbassano le saracinesche, le scuole e molti uffici sono diventati discariche di polvere. Dove c’erano studenti, ora ci sono solo banchi vuoti. Al posto delle risate, degli scherzi, degli amori, dei sorrisi e anche dei pianti, ora ci sono solo aule deserte con le sedie sui banchi, le lavagne pulite, i calendari fermi a settembre. Dove una volta c’era un ristorante, ora c’è un forno spento. Dove una volta c’era una bottega, ora c’è solo una buia stanza priva di colore. La situazione è drammatica, la soluzione pare ancora lontana.

Questo anno funesto, insomma, ci ha portato via tante cose. Ma c’è una cosa che non possiamo permetterci di lasciargli: la forza, la forza e la voglia di reagire. Questa no, questa non se la dovrà portare via per nessun motivo al mondo. È il momento, il momento di rimboccarsi le maniche. Dobbiamo farlo, insieme, uniti, per cercare di riprenderci quello che ci è stato tolto. Dobbiamo riconquistare la nostra vita e tornare a credere, sperare, sorridere, amare, abbracciare. Non possiamo permetterci un altro anno di sofferenze, non abbiamo il fisico per sopportare altre miserevoli condanne.

Domani non si aprirà soltanto un nuovo anno, bensì un nuovo decennio, i nuovi anni Venti. E sta a noi decidere come gestirli: possiamo continuare a piangere sul latte versato e rassegnarci al corso degli eventi dandola vinta ad uno stupido virus invisibile, oppure possiamo destarci e ricostruire pezzo per pezzo tutto quello che questo terribile terremoto ha vigliaccamente disgregato. Possiamo anche costruirlo meglio, il nostro mondo, migliorarlo. Dobbiamo cogliere l’occasione per ripartire e tracciare, passo passo, un nuovo sentiero che possa essere più responsabile, serio e lungimirante rispetto a quello che abbiamo percorso fino ad oggi.

Sta a noi decidere, a decidere che cosa studieranno i nostri figli e nipoti quando nei corsi di storia del futuro affronteranno i capitoli degli “anni Venti” del XXI secolo. Io mi auguro che quelle saranno delle belle pagine di storia e che i nostri figli e nipoti potranno studiare con passione uno dei decenni più illuminanti della storia recente. Mi auguro che quei libri – ancora tutti da scrivere – racconteranno di una civiltà e di un Paese che, usciti frastornati da uno sconvolgimento senza precedenti, hanno ritrovato fiducia in sé stessi e hanno messo da parte le sofferenze passate per provare a ricostruire tutto quanto. Una civiltà, come l’Occidente, e un Paese, come l’Italia, che non si sono arresi. E che hanno reagito, sempre, spremendosi fino all’ultima goccia di sudore: mi auguro che quei libri di storia parleranno di questo.

Ecco che cosa dobbiamo fare a partire da domani, ecco qual’è il sentiero che dobbiamo iniziare a tracciare. E dobbiamo farlo insieme. In barba al 2020 che ci vuole morti, noi dovremo uscire più vivi che mai. Certo, ancora per un po’ di tempo dovremo fare i conti con morti, indici di contagiosità, mascherine, restrizioni e privazioni. Purtroppo questo è un fatto: non basta uno schiocco di dita per svegliarsi da questo brutto incubo. Ma, nonostante ciò, iniziamo a credere che tutto questo finirà e che finirà presto. Iniziamo a pensare al futuro, cerchiamo di scrutare il bel sole che sta per sorgere all’orizzonte. E facciamo sì che possa essere un’alba capace. Capace di illuminarci il viso, capace di entrare nei nostri cuori, capace di donarci speranza, capace di vegliare su un nuovo e sorprendente inizio.

Che sia veramente un BUON ANNO per tutti!

Alessandro Frosio

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Un pensiero riguardo “C’è il sole all’orizzonte: una nuova alba sta sorgendo

  1. Raramente ho colto questa profondità nelle riflessione delle cose, garbo, speranza, sogni anche un po’ nascosti, e tanta, tanta voglia di gustare la vita, le forme di libertà.
    Senza tuttavia schivare le grandi fatiche, le quali, superate con ogni forza possibile, ci consentiranno di vegliare, molto bello vegliare, sul divenire delle grandi emozioni.
    Bravo Alessandro, per quanto sei capace di donare.
    E grazie.

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