Ho sollevato i piedi da terra

Siamo un gregge di pecorelle smarrite. Abbiamo perso la strada, stiamo vagando alla cieca in un mondo sconosciuto che crediamo di possedere. Abbiamo smesso di sognare, abbiamo smesso di ascoltare, abbiamo smesso di correre per i prati. Ci basiamo sulla freddezza di una ragione che non esiste, abbiamo perso il contatto con la natura delle cose e non abbiamo più il coraggio di sollevare i piedi da terra. Sollevarli, invece, significherebbe ritornare ad essere noi stessi e ritrovare la vera essenza che sta dietro a questo meraviglioso palcoscenico.

Me ne sono reso conto. Nella vita di tutti i giorni non facciamo altro che basarci sulla razionalità, credendo che essa possa capire tutto e risolvere qualunque cosa. Crediamo che il nostro obiettivo sulla Terra sia quello di diventare ricchi e potenti, di fare soldi. Ma cosa sono i soldi? Sono carta straccia e, per la maggiore, impulsi elettrici che non hanno sostanza. Viaggiano veloci in una dimensione che non esiste, che non possiamo vedere, che non possiamo ascoltare.

Ma allora cosa dobbiamo fare? Cosa dobbiamo fare per ritrovare la retta via? Non riuscivo a darmi una risposta, per questo ho deciso di chiederlo a chi ne sa più di me. Ed è così che, in un caldo pomeriggio di giugno, ho sollevato i piedi da terra arrampicandomi su un albero. Sì, su una maestosa magnolia verde che sovrasta una triste strada asfaltata di grigio. Mi sono seduto su uno dei suoi rami. E ho aspettato. Che cosa? Non lo sapevo, aspettavo e basta. Poi ho iniziato ad ascoltare il lieve fruscio delle foglie che venivano mosse da dolci brezze invisibili. Mi sono messo ad annusare ciò che mi circondava e l’aria sapeva di… aria. Sì, proprio di aria. Non di smog, non di vanità. Semplicemente aria, aria fresca e cristallina come un antico lago montano incastonato tra una catena di rocce alpine.

Mi sono reso conto che una pianta è viva, i rami che stringevo mi hanno trasmesso una magica energia che pian piano si è insinuata nel mio corpo. Mi sono sentito sollevato, in pace con me stesso, mentre la frenesia delle nostre finzioni scompariva  sbiadendo dalla mia mente. Mi sono sentito vero. Mi sono sentito a casa, come se tornato dopo un lungo viaggio. Ero in alto, la pianta sovrastava ogni cosa: la strada, il parcheggio, i pedoni… io e lei vedevamo tutto insieme, ma il tutto non era in grado di vedere noi.

L’albero è più che un pezzo di legno. Ci tiene su, è il nostro sostegno, la nostra protezione. L’albero è la fonte di tutto quanto. L’albero ci sovrasta, mentre noi ci ammazziamo a vicenda sotto l’ombra indiscreta delle sue fronde. È come un amico silenzioso, che ci comunica sensazioni senza parlare. È qui che sta la forza della natura: esiste, esiste e basta. Non ha bisogno di essere spiegata perché è lei che dà le spiegazioni a tutto. E noi, che ci siamo allontanati da lei, dovremmo solo star zitti e rispettarla ascoltandola meravigliati.

Il nostro vivere quotidiano si basa su dei pilastri di cartapesta. Abbiamo costruito un mondo che non esiste. Ogni giorno creiamo finzioni basandoci su altre finzioni, tracollando periodicamente nel tumultuoso vortice delle nostre falsità. Abbiamo perso l’equilibrio, abbiamo perso noi stessi. E siamo stupidi. Perché, per proteggere il nostro mondo inesistente che ci affligge, stiamo pian piano distruggendo il vero mondo che, pazientemente, ci protegge ogni giorno. Quel vero mondo che, per amore, ha generato tutto quanto.

Alessandro Frosio

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